
Raffaella Ausenda e la Maiolica fina a Milano nel Settecento, Polistampa 2025
La maiolica fina a Milano nel Settecento
Frutto di anni di studi e di ricerche scientifiche, il volume che aspettavamo, della storica dell’arte e ceramologa Raffaella Ausenda che viene a colmare un tassello di storia nella vita quotidiana nella Milano illuminista, dove tra le arti che la impreziosivano spicca la maiolica fina, una ceramica di grande qualità materica e formale capace di competere visivamente con la porcellana.
Nel 1745, grazie al fervore economico teresiano, Felice Clerici fonda la prima manifattura moderna di maiolica fina in città, distinguendosi per l’adozione di modelli artistici innovativi e per l’elaborazione di forme e decori ispirati alla tradizione europea e orientale. Il suo miglior pittore, Pasquale Rubati, si emanciperà nel 1756, avviando una produzione di oggetti particolarmente raffinati. Negli anni Settanta, un terzo attore entrerà temporaneamente in scena: la Fabbrica di Santa Cristina.
L’analisi delle maioliche milanesi, confrontata con le ricerche contemporanee in altre manifatture europee (italiane, francesi, austriache, inglesi), offre nuove prospettive nello studio di esemplari museali e di una preziosa collezione privata milanese, vero laboratorio di questo libro. Inoltre, una rigorosa ricerca archivistica ha portato alla luce documenti inediti, tra cui descrizioni dettagliate delle manifatture e inventari produttivi conservati presso l’Archivio di Stato.
Il volume
Venerdì 23 maggio 2025 alle ore 17 presso il Museo Internazionale di Ceramiche, MIC di Faenza si svolge la presentazione del volume di Raffaella Ausenda, La maiolica a Milano nel Settecento, Edizioni Polistampa, Firenze 2025; con l’autrice interverranno Valentina Mazzotti e Oliva Rucellai.
Il primo capitolo traccia la storia produttiva delle tre manifatture (Clerici, Rubati, Santa Cristina), ricostruita attraverso fonti d’archivio. Seguono un’approfondita analisi stilistica, arricchita da una galleria fotografica, e il confronto tra le maioliche milanesi e altre ceramiche coeve—porcellana francese, viennese e cinese, fino alla nuova terraglia neoclassica inglese.
Un contributo specifico esplora la cultura tecnica e produttiva delle due principali manifatture milanesi (Clerici e Rubati), mentre una sezione ripercorre le vicende storiografiche del settore, dagli studi settecenteschi alle ricerche più recenti. Chiudono il volume il registro delle marche produttive e la pubblicazione dei più rilevanti documenti d’archivio.