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“Viaggio in Italia” Deutsche Bank

Nelle fotografie d’autore
i mille volti di un Paese

di Angela Madesani |

Deutsche Bank riapre al pubblico le porte della sede milanese di via Turati 27 per invitare a scoprire le “Fotografie d’autore” della sezione italiana di Deutsche Bank Collection. Il percorso della visita guidata, durante l’Open Day 2014, è affidato alla curatela della storica dell’arte Angela Madesani in collaborazione con Corsi Arte per il coordinamento scientifico.

Il tema ispiratore della collezione, carico di implicazioni culturali e letterarie, Goethe docet, è il Viaggio in Italia. Ma qui il Viaggio in Italia è anche un richiamo a quella straordinaria raccolta di immagini, riunite da Luigi Ghirri(1943-1992), del quale sono in mostra due fotografie degli anni Ottanta in cui la normalità e la semplicità dello sguardo riescono a raggiungere l’essenza delle situazioni. Dal ghirriano Viaggio in Italia sono in collezione alcune fotografie di Vincenzo Castella (1952), immagini nelle quali è l’azzeramento dell’io narrante, momento fondante della sua ricerca. La visita guidata alla collezione prende il via proprio dalla grande foto del fotografo napoletano che ha per soggetto Milano ripresa dall’alto, da un edificio del vicino Centro Direzionale della zona di Porta Nuova. La ricerca di Castella consiste in un’esplorazione dettagliata, di cui la città è spesso protagonista. In questi lavori, ai quali si dedica dalla fine degli anni Novanta, l’unità di misura è il building, l’edificio. La città è un linguaggio e la fotografia è un’invenzione che da essa scaturisce; in tutto questo determinante è il ruolo del colore.

Tra le opere più intense, presenti in collezione, quelle della tedesca Candida Höfer (1944), una delle personalità più significative della fotografia tedesca contemporanea, definita un’archeologa del presente. Fra i primi allievi di Bernd e Hilla Becher, nelle sue immagini il cui soggetto sono teatri, biblioteche, archivi, banche, palazzi storici, musei la luce è straordinaria e riesce a trasformare gli interni degli edifici in frammenti di vissuto, carichi di afflato vitale.
Interni domestici razionalisti sono il fulcro del lavoro in bianco e nero di Heidi Specker (1962), Piazza di Spagna, 31, in cui è evidente un richiamo a un’atmosfera metafisica. Nelle sue opere è il silenzio, il vuoto che si respira anche nei lavori di Luisa Lambri (1969), dove questi ultimi sono posti in relazione. Non è tanto l’architettura nella sua definizione a interessare l’artista, è piuttosto un pretesto attraverso il quale dare vita ad autoritratti, capaci di generare dubbi di matrice esistenziale. E autoritratti sono anche quelli di Francesco Gennari (1973) in cui è una tensione tra giorno e notte, tra spirito e materia. Sono paesaggi drammatici dai colori forti, quelli del playboy fotografo e documentarista Günter Sachs (1932-2011), una delle personalità più note del jet set internazionale. Di Martin Liebscher (1964) è in mostra un’immagine panoramica che mostra i palchi del Teatro alla Scala con tanto di gioco di specchi, in cui è svelato anche il set fotografico. Alcune messinscena di sapore teatrale, con giochi di percezione visiva, visioni, allucinazioni sono il soggetto dei lavori di Jacopo Miliani (1979).

Di impronta sociale sono, infine, i lavori di Silvia Hell (1983), Danilo Correale (1982) e Adrian Paci (1969). Quelle di Hell sono immagini di alcune sue sculture di metallo, in cui l’artista bolzanina riassume le trasformazioni dell’ampiezza territoriale dei Paesi europei negli ultimi centocinquant’anni. Il tentativo è quello di dare una forma al tempo e alle trasformazioni da esso indotte. The Visible Hands è uno dei più intensi lavori di Correale, incentrato sull’ambiguità della soggettività del potere, qualsiasi esso sia. Qui sono le mani di sei personaggi, alzate per prestare giuramento in tribunale e, quindi, sottoposte al vaglio di una chiromante in grado di leggerne presente e futuro. Dell’artista albanese Paci, è in mostra il lavoro The Encounter del 2011. È la documentazione di una performance fatta a Scicli, in Sicilia, in cui l’artista è entrato in contatto con il pubblico, dando a ognuno la mano. Lo scenario barocco della cittadina siciliana diviene palcoscenico degli incontri della comunità: si crea così una sorta di processione, un rituale in cui tradizione e contemporaneità si fondono in un unicum straordinario.

Angela Madesani

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