“Memphis again” - Simona Bartolena

“Memphis again” – Simona Bartolena

Una serata organizzata da alcuni giovani e intraprendenti architetti milanesi che vuole costituirsi in gruppo; un disco di Bob Dylan; una puntina che si incanta sulla traccia del vinile ripetendo la parola “Memphis” (“With the Memphis blues again…”) ecco gli ingredienti della nascita di uno dei marchi più mitici del design italiano: il gruppo Memphis, appunto, riunitosi intorno alla figura di Ettore Sottsass e destinato a cambiare l’idea di arredo. Compongono quel primo nucleo, oltre a Sotsass, Michele de Lucchi, Aldo_Cibic, Matteo Thun, Marco Zanini e Martine Bedine. Siamo nell’inverno del 1980, in un periodo in cui Milano è protagonista di un fermento creativo che, nato nei decenni precedenti, non accenna a spegnersi.

Il gruppo nato da quella sera tra amici è molto più che un movimento: è una tendenza, un laboratorio culturale, un indirizzo di ricerca: una rivoluzione di estetica e gusto destinata a coinvolgere architetti e designer provenienti da tutto il mondo, uniti dalla volontà di uscire dagli standard, di fuggire dalla tradizione dell’arredo allora in voga.

Il successo è pressoché immediato. Nel 1981 si tiene a Milano la prima mostra del gruppo. La sera dell’inaugurazione, durante un Fuori Salone, a vedere le sconcertanti novità proposte accorre tutta Milano. Nuovi sono i materiali (laminati plastici, vetri, metalli, legni, marmi…), nuovi sono i colori, nuovi sono i tagli e la fattura, nuova l’idea, nuovi persino i processi di produzione e la relazione tra designer e produttore. Una performance e una videoinstallazione a cura dello Studio Azzurro sottolinea la differenza con ciò che c’è stato prima, mette in evidenza l’aria nuova del progetto. La notizia del successo fa il giro del mondo: nella tappa parigina della mostra i visitatori sono così tanti che deve intervenire la polizia. È in quel momento che nasce il design italiano come lo intendiamo oggi, marchio distintivo e motivo di prestigio. La lezione lasciata alle nuove generazioni è importante: i designer Memphis insegnano la libertà d’espressione, l’autonomia da vincoli imposti, l’originalità. Ed è sorprendente come quei mobili, quelle lampade, quegli oggetti progettati trent’anni fa sembrino ancora oggi attuali, moderni, sperimentali, in grado di caratterizzare anche una casa del nuovo secolo.

Nel 1987 il gruppo si scioglie, ma la Società Memphis continua la sua opera di sviluppo e fra il 1989-1991 propone  le collezioni Meta Memphis disegnate da artisti di fama internazionale come Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Alighiero e Boetti, Franz West, Marco Bagnoli, Sandro Chia, Pier Paolo Calzolari, Sol Lewitt e altri.

Nel 1997 nasce la Galleria “Post Design” destinata a diventare, nel cuore di Milano, lo Show room ufficiale della società e a ospitare in maniera continuativa le opere della collezione Memphis. Nata da un’idea di Ettore Sottsass, “Post Design” diventa anche il nuovo marchio con cui la società Memphis da quell’anno edita e realizza tutte le nuove collezioni. Anche in questo caso sono coinvolti nomi importantissimi del design e dell’arte internazionale: oltre a Sottsass, infatti, firmano i progetti Johanna Grawunder, Pierre Charpin, Denis Santachiara, Nathalie Du Pasquier, George J. Sowden, Nanda Vigo, Alessandro Mendini, Markus Benesch, Alberto Biagetti, Ron Arad, Richard Woods e molti altri.

Memphis è una rivoluzione, dunque. È il frutto di menti libere e fuori dagli schemi. Ed è proprio questo aspetto ad aver colpito noi di heart che, fino ad oggi, non ci siamo mai occupati di design né abbiamo ospitato mostre simili nel nostro spazio vimercatese.

Definito da alcuni come “l’ultimo movimento di design del secolo”, Memphis è nelle nostre corde non tanto per l’importanza rivestita dai suoi singoli esponenti (un’importanza straordinaria, visto che dietro al marchio Memphis si nascondono alcuni dei grandi protagonisti del design contemporaneo), quanto dalle intenzioni e dalle attitudini di questo gruppo di giovani architetti d’avanguardia che si permettono di sognare e provano a fare qualcosa di nuovo ascoltando Bob Dylan.

Per questo ringraziamo Ivano Balestrieri, che per heart ha già curato altre splendide occasioni espositive, per averci proposto questa mostra e Memphis Milano per averla resa possibile. Il primo passo di heart nel mondo complesso, molto amato e celebrato, talvolta persino abusato, del design: un primo passo di altissimo livello. Ne siamo molto fieri.

 

Simona Bartolena

(presidente di heart – PULSAZIONI CULTURALI)

 

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